Formula del Babaji

Abbiamo già esaminato tutto il Percorso spirituale dell’uomo nei termini dello schema del Patanjali. Per non ripeterci parleremo dello stesso, analizzando la formula dello sviluppo spirituale, che era proposta dall’Avatar Babaji [9,10,18,19,60]. Questa formula è tale:

Verità — Semplicità — Amore — Karma-yoga (Servizio) — Annientamento del proprio “io” inferiore per raggiungere l’Unione con l’“Io” di Dio.

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L’arrivo sulla Terra dell’Inviato del Dio-Padre, Gesù Cristo, era stato predetto più di una volta dai profeti ebraici. Ma arrivò Gesù — e soltanto la piccola parte degli ebrei Lo accettò come Cristo; proprio loro diventarono i primi discepoli e propagandisti del nuovo, per quella regione della Terra, l’Insegnamento di Dio. Ma la sinagoga ufficiale non accettò Gesù come un Inviato del Dio-Padre e… ecco, sono già quasi due mila anni da quel momento che sta aspettando l’altro Cristo…

Lo stesso fenomeno è accaduto da poco: in tutte le organizzazioni di massa le quali si autodefiniscono cristiani, non hanno riconosciuto Dio, che apparse davanti alla gente nel corpo umano!

Gesù stesso profetizzava: “Quando vedrete Quello Che non è nato da una donna, — abbassatevi e venerateLo: Lui — è il vostro Padre” (Vangelo del Tommaso, 16; [30]). Ed è proprio in questo modo, profetizzato da Gesù, che l’Avatar Babaji compare sulla Terra nell’anno 1970 — e non viene riconosciuto come Tale dalla popolazione “cristiana”.

Tuttora sulla Terra è presente un altro Avatar di nome Sathya Sai Baba, il Quale continua a professare lo stesso Unico, Eterno Insegnamento di Dio-Padre — e ancora una volta, non viene riconosciuto, né accettato da nessuno dei gerarchi delle chiese di massa!

Intanto, Dio è diventato una sorta di “Concorrente” per diverse organizzazioni religiose: perché Egli è capace di “attrarre a Sé” un gran numero di loro seguaci. Ma in questo modo, come fanno a mantenersi tutti coloro che si nutrono tramite i frequentatori delle chiese? Per questo l’ortodossia russa, cerca di spaventare i propri seguaci con le parole: “Tutto ciò che proviene dall’Oriente — proviene dal diavolo!”, “Se non sarete con noi — finirete dritti all’inferno!”…

Ma Gesù Cristo s’incarnò proprio in “Oriente”, precisamente — in Giudea. E così anche Krishna, Babaji e Sathya Sai Baba provengono dall’Oriente. Allora Dio sarebbe “Orientale”?

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Babaji — è uno dei rappresentanti di Dio-Padre, la Sua Parte. Lui periodicamente s’incarna sulla Terra — per aiutare la gente — in qualità di Avatar. Una delle Sue incarnazioni è avvenuta alla fine del diciannovesimo secolo, essa viene descritta da Yogananda [65]. La successiva incarnazione avviene nel 1970 fino al l984 nuovamente nell’India del nord, dove Egli apparve alla gente, materializzandosi subito nel corpo da adulto, nel quale restò per 14 anni.

Babaji anche adesso, insieme con Gesù Cristo, Sathya Sai Baba, Krishna e altri Maestri Divini, che sono la Personificazione di Dio-Padre, aiuta i devoti di Dio meritevoli d’aiuto — solo che ora lo fa nello stato non incarnato.

Dopo la sua ultima Incarnazione terrestre, Babaji ha lasciato alla gente una variante più sintetica, ma concisa, dell’Insegnamento di Dio, la parte principale del quale sarebbe l’insieme di quelle pratiche sopra descritte, che indicano ciò che noi, gente, dovremmo espletare. E importante ora per noi — capire nel modo giusto, cosa s’intende con queste parole e dopo realizzare il tutto.

Verità

Questo punto della formula di Babaji, sottintende la spiegazione di cos’è Dio, l’Evoluzione della Consapevolezza dell’Universo, qual è il mio posto in essa e cosa dovrei fare di concreto. Questo per adesso non lo capisce quasi nessuno.

Così in India attualmente, per esempio, la “divinità amata dal popolo” è il fiabesco (con altre parole “inventato”) Ganesha, un uomo con la testa di elefante, nato nei Cieli dall’accoppiamento fra altri “dei”.

Nel mondo “cristiano” si continua a ripetere che il nostro Dio è Gesù Cristo, invece i musulmani venerano un altro Dio — Allah, il qual (secondo loro) è sicuramente falso, nonostante che Allah — dall’arabo si traduce come Dio-Padre. Proprio amore e aspirazione per Lui professava Gesù Cristo.

Al giorno d’oggi, la maggior parte dei “cristiani”, ha perduto sia Dio-Padre, al Quale apparteneva il posto più importante nell’Insegnamento di Gesù, sia l’AMORE, senza il quale la gente non ha nessuna possibilità di unirsi al proprio Creatore…

Ogni persona ragionevole deve imparare da sé a riconoscere il vero cristianesimo come Insegnamento di Gesù Cristo, invece delle tante varianti di Esso, con cui si può interpretare, che esistono sotto lo stesso nome. Fra esse si possono riconoscere diversi livelli di interpretazioni sbagliate, fino al completo “travisamento”.

Che cosa devono fare quelli che si considerano di essere cristiani? Loro devono studiare l’Insegnamento di Gesù Cristo e seguirLo!

Per semplificare questo compito, per prima cosa, l’Insegnamento deve essere sistematizzato secondo i temi [10,18] citati in precedenza e, per la seconda, deve esistere la metodologia della sua reallisazzione*.

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Qualcuno, avrà l’impressione che l’autore di questo libro stia criticando tutti perché probabilmente, vuole “autodefinirsi” come “Salvatore”!

No, non me voglio “mettere alla vista” — ma Dio! A me personalmente non serve né la gloria, né la fama: io ho scelto per me la modesta vita da monaco. Ma io voglio aiutare la gente. Io servo Dio.

… Si, Dio non conduce a Sé, con la Via Retta, la gente infedele. Queste sono parole del Corano.

La Via Retta verso di Lui è — la Via dell’Amore: l’amore verso la gente, verso tutti i viventi, verso il Creato e il Creatore. Questa è la Via verso di Lui come la Meta interpretata nel modo giusto. Questa è la Via di purificazione di se stesso come anima, da tutto ciò che non è Divino: grossolanità, violenza e tutte le forme dell’egocentrismo. L’egocentrismo deve essere sostituito con il Diocentrismo. Tutto questo è reale!

Se voi aveste potuto abbracciare Gesù Cristo, disincarnato, ma in sembianze umane e sentire il Suo Amore, Raffinatezza, Tenerezza — insieme alla Sua Forza infinita, caratterizzata dall’Unione con tutta la Consapevolezza Universale dell’eone superiore e anche con la Saggezza Divina — allora sarebbe stato chiaro cosa apprezza Dio nella gente e come Lui ci vuole vedere!

Ma per essere meritevoli di tali Abbracci, noi dobbiamo avvicinarci prima possibile a Lui — non fisicamente, ma per qualità dell’anima.

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Una delle varianti delle risposte alla domanda “Che cos’è la Verità?” è tale:

“L’Evoluzione procede nei limiti del Corpo dell’Assoluto.

La nostra meta è — il Creatore. Il nostro scopo è — divenire, da parte dell’Assoluto, a Parte del Creatore, arricchendo Lui con noi stessi.

Per questo noi dobbiamo diventare saggio, forte, raffinato Amore, a livello della Consapevolezza Primordiale.”

Semplicità

Semplicità è naturalezza ragionevole nel modo di vivere, nel comportamento, adattabilità, mancanza di superbia, mancanza di alterigia. La Semplicità è la premessa dell’Amore. Essa è un attributo necessario per i ricercatori spirituali, guerrieri spirituali, così come Dio vuole vederci.

Il modo migliore in cui essa si forma è tramite la vicinanza con la natura e la capacità di sintonizzarsi con la sua armonia. È proprio qui, nella solitudine di boschi, campi, laghi, senza trucco, senza rossetto, senza pendenti alle orecchie, senza eleganti abiti sintetici o anche completamente senza vestiti, noi potremo amare la bellezza del Creato e del Creatore e ricevere l’aiuto di Dio nella Sua totalità, spargendosi con la consapevolezza nella bellezza del Creato e nello Spirito Santo.

La Semplicità è bellissima nell’espressione dell’amore verso l’altra gente: nel sorriso, nella socievolezza, nella tenerezza e nell’apertura con gli amici.

Soltanto, bisogna avere in tutto, il senso della misura. Così, per esempio, camminare nudi fra la gente, che non ti comprende, propinando il proprio modo di comprendere la “semplicità” — sarà chiamato la mancanza del tatto; non si può chiamare questo comportamento spirituale.

Così anche nei rapporti sessuali: la “semplicità” porta alle malattie veneree e gravidanze indesiderate, unita alla violenza e all’egoismo, — tutto ciò non è quello, a cui Dio ci chiama.

“Spontaneità” nella dimostrazione di tutti i nostri vizi, bisogni e desideri, che è stata propagandata da alcune sette moderne pseudospirituali, non ha nulla in comune con la vera Semplicità. La Semplicità vera è soltanto per la gente ragionevole della guna sattva e quelli che sono arrivati ancora più in alto.

La gente della guna tamas per semplicità intende o smancerie, o violenza, grossolanità e rissa, o il grugnire dei maiali ubriachi distesi nel fango.

La Semplicità vera è un elemento dell’insegnamento “per diventare Dio”. Essa — non è per quelli, che sono lontani da Lui.

Amore

L’Amore è la caratteristica principale di Dio. Per unirci a Lui (o almeno inizialmente per evitare l’inferno), noi dovremmo imparare le emozioni e le faccende dell’Amore ed escludere da noi stati e comportamenti opposti ad esse, nonostante le circostanze.

L’Amore è ciò che d’importante Dio vuole da noi. E noi non abbiamo altra possibilità di conoscerLo ed unirci a Lui, che quella di trasformarci in Amore.

Amore significa: stati emozionali, con altre parole, — stati d’energia della consapevolezza. Ma le consapevolezze (anime) — siamo noi.

Ogni volta che noi usciamo dallo stato d’Amore, ci allontaniamo da Dio. “Ogni uscita dallo stato d’amore porta all’accumulo del karma negativo”, — così una volta mi ha detto Dio [9].

La gente cerca di incolpare delle proprie malattie e disgrazie, chiunque, ma non se stesse. Ma in questo i colpevoli siamo proprio sempre noi.

Principalmente è importante capire che lo stato solido e sicuro dell’amore, si raggiunge soltanto tramite i metodi dell’autoregolazione psichica, ai quali appartiene il lavoro con i chacra, di cui più importante è anahata. (Di seguito noi racconteremo di questi metodi).

In antichità, nel cristianesimo, è stato sviluppato il metodo dell’“apertura” del cuore spirituale, che era denominato “la preghiera di Gesù”. Agli adepti veniva proposto di ripetere continuamente quest’invocazione di preghiera a Gesù, dopo qualche anno di questa pratica a qualcuno succedeva il “passaggio” della preghiera nel cuore spirituale e grazie a questo arrivava la conoscenza di quello che è l’Amore in realtà, — e tutta la vita dell’uomo si trasformava [37].

… Una volta, Dio, vedendo la mia sincera ed intensa aspirazione a Lui e ad aiutare la gente, mi aiutò a creare un sistema molto effettivo di metodi per “aprire” e sviluppare il cuore spirituale. Tali metodi sono già stati descritti negli altri miei libri e, a suo tempo, sono stati usati negli insegnamenti in Russia e negli altri paesi.

Però è importante notare che, delle migliaia d’allievi che ho avuto, soltanto pochi di quelli sono riusciti ad arrivare alla completa conoscenza di Dio-Padre. Qual è la causa della “selezione”? — Nell’incapacità di comprendere tutti i punti della “formula di Babaji”.

La maggior parte degli adepti non aveva abbastanza aspirazione alla conoscenza di Dio, che avrebbe permesso loro di spostare la propria attenzione dalle cose del mondo materiale a Lui. Gli altri, invece, sono stati spaventati dalle sette.

Le psicotecniche, da sole, non sono in grado di fare avvicinare la gente a Dio. E la premessa più importante per arrivare al successo è la capacità di accogliere, con l’intelletto sviluppato, tutta la completezza della Verità e formare quella solida e tenace aspirazione all’amore per la Meta importante, con altre parole — l’amore per il Creatore.

Lo sviluppo dell’uomo sulla Via spirituale deve essere necessariamente complesso. Deve comprendere componenti intellettuali, etiche e psicoenergetiche.

Anche l’amore completo non può essere accresciuto nell’uomo soltanto grazie agli esercizi con anahata, alle lezioni nelle sale. L’amore in accrescimento deve riempire tutta la vita dell’uomo, tutte le sue azioni.

Esso deve manifestarsi:

nella continua permanenza della coscienza nello stato dell’anahata,

nel sincero, rispettoso e delicato atteggiamento verso le persone conosciute e sconosciute,

nella capacità di perdonare facilmente, dimenticare le offese, non vendicarsi,

nel comportamento che esclude la possibilità di offendere o dare dispiacere a qualcuno ingiustamente.

Esso deve contenere la componente sacrificante di essere pronti ad aiutare gli altri anche a costo di arrecare danno a se stessi. Gli interessi delle altre persone che siano degne, devono essere al di sopra dei propri.

Esso deve espandersi non soltanto su Dio e sulla gente, ma anche sugli animali e sulle piante; nessuno ha il diritto di pensare allo sviluppo del proprio amore se è in grado di ammazzare e rovinare le piante, se — per soddisfare il proprio corpo — si nutre con i corpi degli animali.

L’amore deve essere irreprensibile verso i bambini; deve apparire senza irascibilità, ma deve essere esigente per farli abituare alla disciplina e all’ordine — nel loro interesse!

Le qualità del proprio amore, devono essere analizzate da ognuno di noi, anche nella sfera sessuale, perché è proprio qui che i vizi umani sono più evidenti.

Qualunque forma di violenza e di costrizione nel sesso, anche nelle parole e nei pensieri, è uno degli esempi del fenomeno che ci porta in contrasto con l’amore.

La mancanza di cura da parte dell’uomo per evitare una gravidanza indesiderata è un altro esempio dello stesso fenomeno.

La passività della donna, nell’atto sessuale, che non s’impegna a regalare amore all’uomo e, in modo egoistico, aspetta soltanto soddisfazione per se stessa e poi si offende perché l’uomo “ha fatto qualcosa di sbagliato”, è ancora un esempio di questo fenomeno. (Perché le persone sono diverse tra loro nelle caratteristiche sessuali e il nuovo partner non sa in anticipo come meglio comportarsi!)

La sessualità è proprio l’atto di regalare se stessi, il proprio amore, tramite il contatto sessuale. E, soltanto l’incontro del sincero amore-regalo da parte di tutti e due i partners, è capace portare al ritrovo dell’armonia.

Sono sicuro, che a tante donne potrebbe essere d’aiuto un libro di Barbara Kisling, che descrive la tendenza alla pratica di regalare il proprio amore sessuale da parte proprio della donna [33]. Però non vi consiglio di fare tutto ciò che è scritto nel libro. Così, ad esempio, i rapporti orale-genitale, aumentano il rischio delle malattie infettive. Per chi si trova seriamente sulla via spirituale è vietato d’avere rapporti sessuali con tanti partners, perché in questo momento avviene uno scambio energetico intensivo con loro e il trasferimento su se stessi della loro energia grossolana, malattie e impurità.

… Ognuno crea da sé il proprio destino, usando il libero arbitrio, dato da Dio. Qualcuno sviluppa se stesso nell’amore sacrificante, aiutando gli altri. Invece qualcun altro fa crescere in sé capriccioso egoismo, odio, grossolanità e crudeltà. I primi, pazientando e perdonando, senza fare guerre e conservandosi tramite questo nell’amore e nell’aspirazione verso il Creatore, — in fine si riuniscono a Lui. I secondi, al contrario diventano i “rifiuti dell’evoluzione”. I primi si possono chiamare sicuramente cristiani. I secondi, anche se vanno nelle chiese, con i crocifissi sui campanili,…— come si possono chiamare?

La nostra sessualità è stata creata da Dio, non soltanto come metodo per moltiplicarsi. Ma come metodo per il perfezionamento spirituale. Perché essa può favorire intensamente la crescita nell’uomo dell’amore negli aspetti della tenerezza, premurosità, altruismo, unione delle due conoscenze insieme, che prepara all’Unione con la Consapevolezza dell’Amato Supremo, — nostro Creatore. L’amore sessuale può favorire anche lo sviluppo del cuore spirituale. Esso c’insegna, anche, (se tutto va per il verso giusto) la calma, che è una qualità indispensabile sulla Via verso il Perfezionamento, una qualità di cui dobbiamo impadronirci.

Ma tutto questo riguarda soltanto la pura sessualità sattvica della gente che ha il successo reale sulla Via spirituale. In questo caso, essa aumenta il loro avanzamento.

La sessualità delle persone grossolane ed egoiste, che non hanno i cuori spirituali sviluppati, può essere ripugnante e portarli all’inferno.

La disgrazia, per l’evoluzione spirituale di tante persone, è stata la diffusione sulla terra del “cristianesimo” travisato, che ha perduto l’amore. Esso, ha dichiarato che, il rifiuto dell’amore sessuale, è un “atto d’eroismo”; esso ha reso profano tutti i concepimenti chiamandoli “viziosi”, a contrasto di quello, secondo loro “non vizioso” (senza uomo) concepimento della madre di Gesù Cristo. Il corpo dell’uomo, più di quello della donna, è stato dichiarato vergognoso da mostrare. Negli anni passati, perfino la parola “gambe”, la “gente perbene” si vergognava di pronunciare. Le parole sul tema sessuale sono state dichiarate “indecorose” e trasformate in parolacce per offendere la gente. Così si è creata e continua ad esistere anche oggi la lingua del guna tamas.

Allora come si poteva, nell’ambiente di questa gente, che odia il “peccato” della sessualità, in se stessi e ancor di più negli altri, crearsi un atteggiamento puro nei confronti di essa, senza il qual è impossibile aspettare la raffinatezza della consapevolezza, lo sviluppo dell’amore e l’avvicinamento a Dio?

La gente cominciò ad avere paura di quello che avrebbe potuto aiutarla a diventare migliore!

Tanti uomini cominciarono ad odiare le donne proprio per quella cosa che invece avrebbe potuto aiutarli a diventare meglio. Perché la donna, in media, è particolarmente più raffinata dell’uomo. Lei, secondo questa qualità, è più vicina a Dio.

La stessa cosa insegnava Gesù Cristo [30], rivolgendosi agli uomini:

“Rispettatela, difendetela; facendo in questo modo guadagnerete il suo amore… e farete piacere a Dio…

Amate le vostre mogli e rispettatele…

Rassegnatevi alla donna; il suo amore nobilita l’uomo, ammorbidisce il suo cuore indurito, doma la bestia in lui e lo fa diventare un agnello.

Moglie e madre — tesori incommensurabili che Dio vi ha dato; loro sono i più bei gioielli dell’universo…

Ecco perché Io vi dico che dopo Dio, i vostri pensieri migliori devono appartenere alla donna; perché la donna per voi è un tempio divino nel quale voi, facilmente potete ricevere la beatitudine completa. Attingete in questo tempio le forze morali; lì voi dimenticate le vostre disgrazie e farete tornare le vostre forze sfinite che vi serviranno per aiutare il prossimo.

Non umiliatela; altrimenti umiliate voi stessi davanti a Dio e perdete stato dell’amore, senza il quale non esiste niente sulla Terra.

Proteggete vostra moglie — e lei proteggerà voi e tutta la vostra famiglia; tutto quello che voi farete alla madre, moglie, vedova o qualunque altra donna nell’afflizione, voi lo farete a Dio” (La vita del Santo Issa, 12:13-21).

Ma lo pseudocristianesimo (e non solo esso) … ha dichiarato la donna… essere “fonte di peccato” e le ha imposto di nascondere il proprio corpo. Per tanti secoli, in Russia, le donne erano obbligate a fare il bagno in abiti speciali che arrivavano fino ai piedi. Anche per dormire dovevano essere vestite. In qualche monastero russo, ancora adesso si segue la regola: “Se tu muori durante il sonno e appari nudo davanti a Dio, che vergogna sarà!”.

Un altro esempio di una simile ignoranza, era quando — dichiaravano qualche bambino — il qual è un’anima che è stata fatta incarnare da Dio per lo sviluppo sulla Terra!, — “disonorevole” e le loro madri, alle quali Dio aveva affidato l’educazione di quelle anime, erano macchiate di infamia!

… Bisogna capire che proprio la gente della guna tamas, che vive nel vizio e non vede niente attorno a sé oltre a lui, essendo anche in possesso dell’aggressività primitiva, — occupano i “posti di potere” nelle correnti religiose, piano piano le rigirano dalla parte opposta, deformando la dottrina di Dio, fino a contrariarla completamente.

Così, anche nell’aspetto sessuale della vita, appartenendo all’inferno, avendo passione per la violenza, la profanazione e la soddisfazione soltanto dei propri vizi egoistici, — essi non sono in grado di immaginare che per l’altra gente, gente della guna sattva, la sessualità — non è un vizio, ma una possibilità di regalare il proprio amore, regalare se stessi agli altri. E anche questo rappresenta il loro servizio a Dio!

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Ma anche essere troppo appassionati al sesso — non è bene.

L’espressione “non commettere atti impuri” ha importanza, non soltanto per la gente, ma anche per Dio. Si riferisce:

non soltanto all’eccedenza dei contatti sessuali,

ma anche al sesso con il partner non adeguato che ha un diverso livello di spiritualità.

La minaccia delle malattie veneree è quel meccanismo che Dio usa per “frenare” nella gente la tendenza verso i divertimenti sessuali.

La verità qui è nel fatto, che noi dobbiamo cercare di dirigere la nostra attenzione per la ricerca di Dio e non appassionarci troppo ad altro. (Il sesso è una delle tante passioni).

… Dunque, nel sesso, come in tutto il resto bisogna trovare il “giusto mezzo”...

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La raffinatezza della consapevolezza e l’acquisizione della sattva — come scalino necessario sulla via verso la conoscenza dello Spirito Santo e di Dio-Padre, — sono impossibili da raggiungere senza apprendere la concezione della BELLEZZA.

“La Bellezza: Il Cosmo afferma su questa formula l’Evoluzione!”, — cosi ci insegnava Dio tramite Elena Roerich [25,34].

La bellezza spirituale esiste sui due scalini della scala: rajas e sattva.

Rajas è l’energia, la bellezza dell’atto eroico, la disciplina. Questo è il guerriero spirituale con la forza della volontà inflessibile.

Il tema della rajas si può trovare negli stati della natura e si può anche esprimerla attraverso la danza, la musica e la pittura. Un esempio dell’ultima sono i quadri di Nikolaj Roerich.

La sattva è la purezza e la bellezza spirituale, raffinata e piena di tenero amore e lo scalino più elevato alla conoscenza dello Spirito Santo e del Creatore.

In natura lo stato di sattva si può vedere nella purezza della luce del sole che sorge, nel canto primaverile degli uccelli, nella calma del silenzio della sera. Uno dei migliori esempi della musica sattvica sono le opere d’Ananda Shankara.

La bellezza sattvica del corpo umano armonico — anche questa è una bellezza spirituale capace di intonarsi con qualità come tenerezza, dolcezza e tenera calma.

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Ancora un altro appunto per il tema dell’Amore.

Una volta io viaggiavo in treno cercando di appropriarmi dell’indolenza, stavo osservando la situazione: i miei vicini erano una madre molto grassa, gretta con misure del corpo esagerate e il figlio di circa 15 anni, studente dell’accademia militare, futuro ufficiale.

Durante tutto il viaggio, per tante ore, la madre parlava con voce così alta da essere sentita in tutto il vagone. E di che cosa? Lei… semplicemente parlava con il proprio figlio, urlando a lui tutto quello che le veniva in mente, tutti i suoi pensieri. Per esempio: “Figliolo, ora io vado a buttare nel bagno il torso della mela!… Perché non rispondi quando la mamma si rivolge a te???!!!” Il “figliolo”, con il viso stanco e assente, riusciva soltanto ad annuire con la testa, voltandosi verso la finestra…

Come si può caratterizzare il comportamento di questa “mammina” che ama così sinceramente il proprio figlio?

Violenza? — Si. Mancanza di tatto? — Si. Si possono aggiungere anche altre sue caratteristiche… Ma adesso è importante sottolineare qualcos’altro: mancanza nel suo amore della calma.

La capacità della profonda calma interiore, specialmente quando non c’è bisogno di movimenti energetici, è una qualità molto preziosa e importante. Questa è una premessa di base per il vero amore.

I tentativi d’amare senza calma, a volte hanno le caratteristiche della caricatura, quelle che abbiamo descritto con il precedente esempio. Tale “amore”… è capace soltanto di far soffrire le proprie vittime. In loro, esso, genera soltanto la voglia intensa di scappare. Se sapessero dove…

… Lo stato di Dio-Padre nella Sua Dimora, si può descrivere come Tenera Calma. Impareremo questo da Lui, preparandoci all’incontro con Lui.

Ma la vera calma non contrasta con il sano vigore, ma si abbina armoniosamente con essa. Pensiamoci sopra — e cerchiamo di concretizzarlo su noi stessi!

Karma-yoga (servizio)

Il termine karma-yoga significa la Via verso l’Unione con Dio tramite il servizio a Dio.

Che cosa significa il servizio a Dio?

Per la maggioranza dei credenti che si considerano di essere cristiani la preghiera è una richiesta di qualche cosa da Dio. E, in questo, loro vedono… il proprio dovere, il loro… “servizio” a Dio, anche se è paradossale…

Ma Dio non ha bisogno delle nostre richieste! Lui non le ascolta! Altrimenti le Sue “orecchie si appassiscono” ascoltando tutte queste stupidaggini inventate dalla gente con le quali essa si rivolge a Lui come al loro servo, che dovrebbe dare o questo o quello.

Lui ha bisogno dei nostri sforzi d’autoperfezionamento e dell’aiuto in questo agli altri. A Lui serve la nostra partecipazione — di ognuno di noi — nella Sua Evoluzione! Ma non passiva attesa delle “beneficenze” dal Cielo…

L’aiuto all’altra gente su questa Via è proprio il servizio a Dio! Di questo Lui da Solo ha dichiarato tramite Babaji e Sathya Sai Baba; allo stesso tema, anche l’apostolo Paolo, ha dedicato tante belle parole [10,18].

Ma tale aiuto non bisogna intenderlo in senso stretto: non soltanto come conduzione di lezioni religiose, come scrittura della letteratura specifica ecc. No: perché la gente — per vivere pienamente sulla Terra, evolvendo, — ha bisogno dell’abitazione, del cibo, del vestiario, del calore, trasporto, sicurezza, assistenza medica, istruzione e tanto, tanto altro. Per questo il karma-yoga è un aiuto alla gente nel bene.

La caratteristica più importante del karma-yoga è il motivo giusto dell’azione: con altre parole, le azioni devono essere fatte, non per profitto o ricompensa, come ad esempio lo stipendio. Le azioni devono essere fatte per l’aiuto agli altri, come l’atto di regalare. Questo non significa che il lavoro è gratuito. Ma questo è a cura di coloro che stiamo aiutando e di Dio, prendersi cura, in tale caso, della vita materiale di chi sta regalando.

Con altre parole “fare i conti” fra la gente degna, che si aiuta fra sé, è uno scambio di doni. Le spiegazioni necessarie della “teoria dei doni” (o la “teoria del regalare”) sono state esposte da Dio nel capitolo 17 di Bhagavad Gita [10,18].

La cosa più importante è che soltanto i doni che si regalano alla persona degna, nel momento opportuno e nel posto opportuno, Dio li considera come i doni sattvici, veri e puri.

In tale modo la definizione completa e breve del “karma-yoga” è “l’aiuto senza profitto a tutti i degni nel bene”.

È molto importante sottolineare che l’uomo si sviluppa in modo corretto, non tramite il parassitismo e le richieste, non tramite la ripetizione continua delle preghiere e dei movimenti del corpo secondo le tradizioni religiose — ma tramite il lavoro creativo, l’amore verso le altre creature che stanno evolvendosi, che si manifesta tramite le attività per il loro bene.

Sathya Sai Baba con l’esempio molto pratico spiega l’idea del karma-yoga. Lui dice: se voi siete membri della stessa famiglia, non chiedete la paga al capo della famiglia per ogni faccenda domestica: per i soldi lavorano soltanto gli estranei, ma non i propri familiari. Cosi anche voi, se considerate Dio come vostro Padre — allora non dovete fare i conti con Lui, al contrario dovete realizzare le Sue Idee nei Suoi interessi, per Lui, per l’Evoluzione, ma non per voi personalmente [10].

Proprio sullo sfondo di tale attività Dio ci aiuta a sviluppare noi stessi nel modo intellettuale, nell’amore e nella forza.

Annientamento del proprio “io” inferiore per raggiungere l’Unione con “Io” di Dio"

Questo capitolo dell’Insegnamento del Babaji è conclusivo. Esso include l’Unione della consapevolezza individuale dell’uomo, che penetra nell’eone superiore, con la Consapevolezza Primordiale. Con questo accade lo scioglimento della percezione di se stessi nell’Oceano Infinito del Creatore.

Leader di alcune sette tentano di distruggere completamente la percezione di se stessi negli allievi, senza concedere loro il nuovo substrato per autoidentificazione*, o al contrario di infondere a loro di essere già… Dio. Perché la percezione di se stessi non deve essere distrutta, ma deve essere trasferita. E la conoscenza del Creatore e l’Unione con Lui si realizzano, non tramite la convinzione o l’autoconvinzione, ma tramite la penetrazione graduale con la coscienza che si sviluppa correttamente negli eoni sempre più fini, tramite la loro sperimentazione, lo stabilirsi in loro, l’assimilazione dell’Unione prima con la Consapevolezza dello Spirito Santo e dopo con la Consapevolezza del Creatore. Tutti gli altri orientamenti portano ad un’impasse o frenano lo sviluppo, o a volte portano verso la coltivazione dei vizi grossolani e alla fine conducono nella parte apposta a Dio, con conseguente pericolo di diventare diavoli e impazzire.

Il lavoro che appartiene a tale punto della “formula del Babaji” deve cominciare dalla correzione elementare del proprio comportamento e della percezione di se stesso nei rapporti con l’altra gente.

Per esempio dal punto di vista della crescita spirituale le tendenze di tante persone di dominare sugli altri, dimostrarsi “grandi”, “importanti” risultano delle caricature.

Violenza, permalosità, gelosia, vendetta, ira, desiderio di impadronirsi della gente e delle cose (escluso quelle necessarie), passione sessuale, desiderio forte di qualche cosa dagli altri o da Dio — tutte queste caratteristiche sono i fenomeni viziosi del nostro “io” inferiore. Loro devono essere eliminati.

Tanti preziosi formule-comandamenti su questo proposito, ci hanno lasciato Gesù Cristo e i Suoi Apostoli: se vuoi crescere spiritualmente — non ti mettere al primo posto, diventa servo dell’altra gente, non permetterti di offenderti, vendicarti, considera l’altro superiore a te [10,18].

La stessa cosa chiaramente e laconicamente dicevano Laozi e Juan Matus [10,18]*.

Per distruggere i fenomeni del proprio “io sporgente” è necessario l’autoanalisi profonda e il lavoro del pentimento.

Bisogna capire che realmente non esiste “l’assoluzione dei peccati”: Dio non conosce questo termine.

Lo scopo del pentimento è la purificazione di se stesso dai vizi — ma non nel ricevere il perdono per errori concreti.

“I peccati”, i nostri errori succedono in conseguenza della mancanza dell’esperienza, dell’ignoranza o come manifestazioni concrete delle caratteristiche dell’anima, che si conoscono come vizi.

I meccanismi veri della liberazione dai vizi sono l’autoanalisi, il pentimento e dopo il rigido autocontrollo.

Se il vizio rivelato non va via subito, allora è necessario riguardare, ricordando tutta la sua linea delle manifestazioni, dall’infanzia (a volte anche nelle vite precedenti). E tutte le situazioni concluse nel modo errato bisogna riviverle daccapo nei nostri pensieri, correttamente.

Più opportuno “creare nella mente”, in anticipo, le possibilità nel futuro, dove il vizio può di nuovo apparire.

Anche molto importante è cercare di chiedere il perdono davanti alla gente, agli animali e anche ai vegetali che sono stati offesi per colpa nostra. Se loro non ci sono più fra i “vivi” sulla Terra, rivolgiamoci a loro come alle anime disincarnate. E ricordiamo che tali nostri sforzi per la purificazione di noi stessi dai vizi, realmente, sono accettati da Dio.

“La lavorazione” con il pentimento deve essere eseguita su tutte le manifestazioni di non-amore verso le altre creature e verso Dio, su tutte le emozioni e azioni egoistiche.

* * *

Tante persone egoiste e ignoranti cercano di entrare nel vagone della metropolitana di corsa appena si aprono le porte, senza fare scendere gli arrivati.

O, aspettando l’autobus, chiudono con i loro corpi il passaggio per i pedoni — invece di mettersi da parte e lasciare libero il passaggio, prendendosi cura degli altri.

O, entrando in un edificio, qualcuno regge la porta, aiutando il prossimo che lo segue, qualcun altro, senza voltarsi lascia la porta, sbattendola contro “il suo prossimo”.

I primitivi egoistici, anche nella scuola spirituale si comportano ugualmente. Finché durano le lezioni — loro stanno bene, sono — nella beatitudine e nella felicità. Ma appena finisce il corso loro — si sentono male: perché loro sono abituati a ricevere il bene, ma adesso — hanno smesso di riceverlo!… E siccome loro adesso stanno “male” — allora iniziano a crescere emozioni negative verso l’insegnante e la scuola…

L’egoista sa soltanto il proprio interesse e s’indigna, se sulla sua strada incontra l’ostacolo, che si presenta come la necessità di qualche altra persona.

Tutti i tipi di desiderio intenso di qualcosa da qualcuno, testimoniano la manifestazione viziosa dell’“io” inferiore di colui che li possiede. Tali desideri possono fare partire un meccanismo di “vampirismo” bioenergetico e diventare il motivo delle malattie delle vittime di tale vampirismo [9] e appesantiscono il destino di coloro che le ha in possesso.

La persona dell’amore è sempre cortese: lui si preoccupa di non dare fastidio a nessuno e al contrario di essere d’aiuto possibilmente a tutti; gli interessi degli altri mette prima dei propri.

Lui, per esempio, non cercherà mai di entrare per primo dalla porta respingendo gli altri.

Lui è sempre gentile e premuroso, cerca di non amareggiare mai nessuno per qualunque motivo nemmeno con i propri stati: come le malattie e la stanchezza.

Nei rapporti sessuali aspetterà sempre il momento quando il desiderio sarà reciproco, senza costringere e obbligare.

… Un grande aiuto nell’autoanalisi di questo genere possono darlo le raccomandazioni che sono state date a proposito di questo da Sathya Sai Baba [10,18].

* * *

… La purificazione dalla grossolanità e la capacità di sintonizzarsi con i fenomeni sattvici della vita che ci circonda, una volta raggiunte, — ci permettono di cominciare le meditazioni della “diffusione” di se stessi nell’armonia dello spazio circostante. Meglio farlo durante le calme serate, all’alba, nel bosco, nella steppa, sulla riva. Lo schema della meditazione è tale: esiste soltanto l’armonia dello spazio: del bosco, del lago, della steppa — io non esisto. La coscienza si allarga, uscendo dall’anahata e si sintonizza con la raffinatezza e la purezza del mondo della natura.

La tappa seguente di questa principale sarà l’unione con lo Spirito Santo nella meditazione Pranava e poi, tappa dopo tappa, la conoscenza della “reciprocità totale” (Nirodhi) negli eoni dello Spirito Santo e di Dio-Padre.

Proprio cosi l’uomo conclude per sempre la sua evoluzione individuale, diventando Parte della Consapevolezza Primordiale, del Creatore. E continuerà la vita creativa, ma adesso nella qualità di Lui.